IL PALAZZO D’OCCIDENTE
Di Michele Santeramo
Regia di Antonio Memeo
Con Patrizia Labianca e Maria Elena Germinario
Disegno Luci Gianluigi Carbonara
Produzione MARLUNA TEATRO
Co – Produzione I SERIOMICI
Il Palazzo d’Occidente, il teatro come mezzo per meditare su una storia vera di cieca violenza
A Palazzo delle Arti Beltrani a Trani lo spettacolo del regista Antonio Memeo che rievoca la storia di Carolina e Luisa Porro, trucidate dalla folla nel 1946 ad Andria
Uno spettacolo con un forte taglio sociale attende il pubblico di Palazzo delle Arti Beltrani per un imperdibile appuntamento organizzato dall’Associazione delle Arti nell’ambito della fortunata stagione artistica 2023 firmata Niki Battaglia. La rivisitazione teatrale di una delle pagine più buie della storia della città di Andria, l’eccidio spietato delle sorelle Porro all’indomani della Seconda guerra mondiale. Una storia che fa male al DNA della operosa Andria, ma può essere presa a paradigma di qualsiasi rivolta dettata dalla violenza cieca e feroce.
«Un tema di una attualità sconvolgente, tutto nasce dal disagio sociale, dalla povertà, dalla fame, dalla morte – sottolinea il regista Antonio Memeo».
E se il teatro civico ha la funzione di far riflettere e risvegliare le coscienze, “Il palazzo d’occidente – Le sorelle Porro raccontate da loro stesse” incarna appieno questi fini, traslando ai nostri giorni una vicenda realmente accaduta nel dopoguerra nella popolosa città contadina della Puglia latifondista. A Trani la culla accogliente di idee ed emozioni di ‘Corte Davide Santorsola’ è pronta ad ospitare en plein air lo spettacolo tratto dal testo di Michele Santeramo, con la regia di Antonio Memeo. La pièce, una co-produzione a cura di Marluna Teatro e I Seriòmici, con protagoniste Patrizia Labianca e Maria Elena Germinario, andrà in scena venerdì 18 agosto.
Lo spettacolo rievoca i terribili avvenimenti accaduti ad Andria il 7 marzo 1946 in piazza Umberto I, dopo un comizio del sindacalista Giuseppe Di Vittorio, quando una folla di braccianti, stremati da cinque lunghi anni di guerra, riversò la propria rabbia, il senso di impotenza e la frustrazione su alcune note proprietarie terriere della città. Quel comizio avrebbe dovuto calmare il clima di agitazioni politiche e di forti contrasti sociali di classe, quando si udì ad un certo punto uno sparo. Nessuno fu in grado di dire con certezza da dove provenisse. La folla, tuttavia, sotto la scorta di un semplice sospetto, asserì che il colpo fosse stato esploso dal Palazzo d’occidente, decidendo di massacrare due sorelle inermi e innocenti. Una folla incontrollabile, quasi invasata dalla hybris di una rabbia feroce che covava nei confronti di nobili e latifondisti, entrò nel palazzotto liberty della famiglia Porro, picchiò, bastonò, trascinò fuori due delle quattro sorelle nubili, Carolina e Luisa, e le ammazzò di botte. Lasciando i loro corpi esanimi e straziati per strada, quasi a monito.
Il testo condivide con gli spettatori i temi che stanno alla base della necessità di violenza a cui sembriamo tutti condannati. «C’è il bisogno fortissimo di credere nell’esistenza di un nemico per liberare la necessità di vendetta» è un passaggio fondamentale del testo del Santeramo.
Vari quadri fortemente evocativi, anche grazie alla maestria del disegno luci di Gianluigi Carbonara, raccontano la vicenda e provano a portarla dentro il presente delle relazioni tra le persone: sta qui la straordinaria attualità. Si indaga su come alla base della violenza ci sia la difesa strenua della parola “io”. Qui ciascuno spettatore dovrà decidere chi ha ragione: chi ha ucciso o chi è stato ucciso, sobillato dalle domande dirette delle due attrici protagoniste o da quelle intrinseche nel testo.
Era lecito e comprensibile che il popolo mostrasse con forza il bisogno di un cambiamento della propria dolorosa situazione di indigenza, ma era altrettanto lecito perseguirlo macchiandosi di un delitto tanto efferato?
Le due donne non erano colpevoli, anzi avevano cercato di donare e aiutare i bisognosi. Donne devote e religiose. Un anno prima, nel 1945, avevano finanziato la costruzione dell’oratorio salesiano cittadino, donando all’epoca la somma considerevole di 500.000 lire.
Il testo, mentre racconta la vicenda, scandaglia i precordi dell’animo umano, guardando l’accaduto da prospettive differenti, non solo da parte della folla cieca e furente, ma anche dall’innescato senso di colpa delle due sorelle “ree” semplicemente di essere “nate bene”, con alle spalle una storia secolare di ricchezza, costruita sulle proprietà agrarie. Non solo, coloro che non intervengono, come le altre due sorelle sopravvissute, sono ugualmente colpevoli? L’indifferenza è una grande colpa, è complicità e omertà?
Lo spettacolo ci pone dinanzi ad una domanda quanto mai attuale: la violenza è giustificabile se ha come seme generativo il disagio sociale e la volontà di riscatto? È un passaggio obbligato o c’è un’altra via? Tutti interrogativi che restano aperti e gridano urgenti alle nostre coscienze.
Le due protagoniste che intrepretano mirabilmente le due nobildonne martoriate e uccise, Maria Elena Germinario e Patrizia Labianca, mettono in scena un continuo abbattimento della quarta parete con domande che impongono una riflessione al pubblico, con risposte che necessitano una sedimentazione e uno scandaglio interrogativo quasi psicoanalitico. Una scena essenziale, quasi spoglia, non distrae e anzi spinge verso l’autoanalisi.
«La storia delle sorelle Porro, raccontata da Santeramo, ci ha dato la possibilità di mettere in luce – sottolinea Maria Elena Germinario di Marluna Teatro – tutti i punti di vista di questa vicenda, non solo quello delle vittime, ma anche dei carnefici, non solo di chi è sopravvissuto ma anche di chi è rimasto fermo a guardare senza intervenire. Ciò ci fa comprendere che per conoscere davvero una storia bisogna mettersi nei panni di tutti i “protagonisti” e provare ad astenersi da un giudizio frettoloso e banale».
«Lo spettacolo, che ha debuttato al Festival internazionale di Andria Castel dei Mondi dell’anno scorso, – chiosa il regista Memeo – non è solo il racconto di una storia vera, ma nasce anche come analisi di un periodo storico che secondo il nostro punto di vista non è ancora terminato, per questo la domanda resta: cosa è cambiato?».
È possibile acquistare i biglietti direttamente presso il botteghino del Palazzo delle Arti Beltrani, in via Beltrani 51 a Trani, tutti i giorni dal martedì alla domenica, ad eccezione del lunedì, dalle ore 16:00 alle ore 20:00, oppure onlineanche con Bonus Carta del docente e 18 App.
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Ticket unico 10,00 euro.